Il fatto è personale e familiare, ma mi ha stupito: come scritto nel titolo, lo zio Filippo ha comprato un iPad. Perché dovrebbe essere una notizia? Almeno per due buoni motivi: il primo è quello dell’età: anche questo svelato nel titolo, ha 97 anni e non sono propriamente pochi, a dirla tutta. Ma il secondo punto interessante è che Zio Filippo non ha un’estrazione culturale propriamente legata alla tecnologia: è, al contrario, professore di filosofia e di storia, e il suo passatempo preferito è occuparsi della terra e delle sue piante. Il terzo punto, per completare il quadro, è che la risposta alla domanda che potrebbe venire spontanea è No (no, non sono stato io a convincerlo, non ne abbiamo mai parlato!).
Si tratta di un aneddotto simpatico, e non necessariamente rappresentativo di un cambiamento o di un’evoluzione generale: zio Filippo non rappresenta nessuna categoria, è una categoria a sè. Ma ci aiuta a riflettere su alcuni punti interessanti: quanti vecchi di mente abbiamo attorno, magari mascherati da giovani? Le innovazioni ci impongono scelte ben più complesse che comprare un computer di nuova generazione. La mancanza di abitudine a dominare e ad accettare le novità ci rendono difficile la reazione e rallentano lo scatto in avanti. Possiamo cercare di essere “giovani” fingendo a tutti, anche a noi stessi: basta un vestito nuovo, un taglio ai capelli eccentrico, un modo di parlare “alla moda”, possiamo essere presenti su Facebook e snocciolare a memoria tutte le novità tecnologiche del momento, mostrarci in giro con l’iPhone o l’iPad, ma questo non ci proteggerà dalle rughe della mente, dalla cataratta che offuscherà la vista e non ci farà andare oltre il nostro naso, dalla sordità alle urla di cambiamento che arrivano dalla piazza. Essere giovani con la mente, non è questione di atteggiamenti, ma di apertura mentale vera.
A volte, per alcuni periodi della nostra vita, riusciamo anche ad essere freschi di menti, innovatori, visionari, capaci di guardare oltre. Il problema è che troppo spesso ci crogioliamo in questa sicurezza, e ci adattiamo (e iniziamo ad invecchiare, senza accorgerci). Essere sempre “giovani” è uno sforzo notevole: dobbiamo metterci sempre in dubbio, essere aperti ai cambiamenti, dobbiamo sempre essere in grado di analizzare una nuova sfaccettatura. Spesso, un po’ per tutti, è più facile attaccarsi a dei dogmi e a delle sicurezze che si sono confermate affidabili. Difficile, invece, tenere la porta sempre aperta, mantenere l’umiltà di fronte a chiunque, perché da ogni persona possiamo apprendere qualcosa.
Questa non è una ramanzina che facciamo a voi, ma che facciamo a noi. E’ un periodo difficile, che richiede tanta concentrazione e tanto sforzo, e forse l’età che avanza rende più difficile l’analisi per tutti. Anche per noi, qualcuno forse pensa che abbiamo l’innovazione nel dna e che quindi tutto è facile. Non è così: spesso anche per noi, che siamo un po’ più allentati all’innovazione, ci sono momenti in cui l’eccesso di certezza e di sicurezza di dominare il futuro ci fa rischiare di non percepire alcune sfumature. In questi giorni stiamo entrando in un progetto complesso, che ci sta chiedendo di andare oltre alcuni schemi, interagendo con team che hanno esperienze molto diverse dalle nostre. Ci è stato chiesto di introdurre la nostra esperienza, e inizialmente abbiamo preso alla lettera questa espressione (ovvero: noi siamo quelli esperti, gli altri saranno portati a fare quello che individueremo come la strada “giusta”). Ma stiamo cercando di non cadere nella strada che conosciamo, altrimenti sarebbe una “strada vecchia”. Che fatica, ma ci riusciremo…
In queste settimane, per esempio, stiamo approfondendo molto l’interazione con l’iPad (complice la novità dell’iPad2), facendo scelte che probabilmente qualche mese fa non avremmo reputato possibile. Per esempio abbiamo comprato una penna per scrivere a mano sul tablet (e purtroppo ci siamo svegliati qualche giorno prima che Wacom annunciasse la sua Bamboo Stylus, che comunque abbiamo già ordinato!). Ci eravamo detti che non avremmo mai utilizzato un simile strumento, ma una volta provato (specialmente su iPad2… sul modello 1 la reazione tra segno disegnato e visualizzazione del segno sulla tavoletta è leggermente rallentato e quindi non così fluido) ne abbiamo scoperto i vantaggi evidenti, usando in particolare l’applicazione PenUltimate, che ci permette di prendere appunti alle conferenze stampa e nelle riunioni come se stessimo davanti ad un foglio con tanti vantaggi: i fogli non si perdono, non si piegano, non si sporcano, si possono spedire facilmente via email, non si rimane mai senza al momento che ci servono, non si aggiunge peso in borsa, non si inquina, non si consuma inchiostro e non si abbattono alberi. Ho sempre pensato che le foto si correggono sul computer, con Photoshop o con Lightroom, ma da quando ho a disposizione Filterstorm Pro comincio a non essere più così certo che sia poi sempre necessario passare da un computer, e non ho ancora provato PhotoSmith, che permette di interagire tra Lightroom e iPad, e nemmeno ho avuto (questo non per mio limite, semplicemente non è ancora disponibile) usare i tools che consentono di interagire tra Photoshop e iPad, ma possiamo vedere insieme questo video che ben ci mostra le potenzialità. Possiamo pensare quello che vogliamo, ma questi strumenti e questo modo di lavorare ci modificherà tutti e tutto.
Altro cambiamento maturato: ero disposto a dire (come dicono in molti) che il passaggio da carta a digitale sarebbe stato graduale e lunghissimo. Ora sono arrivato ad accettare e condividere invece che sarà molto breve, almeno tra coloro che leggono tanto, invece che solo parlare di lettura e di libri; questa teoria quindi la condivido e la adotto: dal punto di vista dei contenuti, ormai ho infatti oltrepassato già il fiume: qualsiasi contenuto o sarà fruibile in digitale, o via via lo abbandonerò. Il mio “quotidiano” è ormai solo digitale, i libri sono, d’ora in avanti, tutti digitali (li compro qui), l’unica rivista che compro ancora su carta è Prima Comunicazione, ma sono prossimo ad abbandonarla se non mi permetterà di avere almeno un PDF da leggere su iPad (in questo, complimenti a Musica&Dischi che non viene più spedita in versione cartacea, solo PDF… avrebbero potuto abbassare il costo per essere perfetti, ma per sapere tutto sull’industria discografica si può fare questo sacrifico). Il mio corriere espresso da un paio di ore (prima ne usavo altri meno cool) è Courier, ed è favoloso: inserisco foto, video o file in una busta e lui sa a chi spedire! I miei archivi sono sempre più cloud, tra MobileMe (di cui attendiamo l’evoluzione che dovrebbe chiamarsi iCloud, perché la sua struttura è un po’ vecchiotta) e CloudApp che mi permette di postare on line un documento semplicemente cliccandoci sopra con una combinazione di tasti (io ho scelto ctrl+Alt+cmd+c): che sia un’immagine, uno zip, un video, basta quello per pubblicarlo, alla fine dell’upload questo software mi avverte con un segnale acustico e automaticamente mi copia nella clipboard il link per poterlo magari mandare a qualcuno all’istante (e non ditemi che ci sono problemi, che i server di Aruba sono bruciati, che è poco sicuro… tutto vero, ma sono sempre e comunque più al sicuro di quello che è il caos di casa mia!). Le fonti delle mie informazioni sono confezionate in due applicazioni fantastiche, Zite (gratis) e News.me (gratis la prima settimana e poi 99 centesimi alla settimana): mi permettono di scoprire almeno due giorni prima rispetto ai “media importanti” quello che succede nel “mio” mondo e di condividerlo in tempo reale con amici, collaboratori e persone che mi seguono. Pensavo di essere capace di progettare le più efficaci riviste digitali, e poi ho scoperto che posso (per fortuna) imparare un sacco di cose da giovani studenti olandesi di una scuola di grafica e design che hanno pubblicato questa rivista, oppure dalla genialità di chi ha sviluppato la versione iPad del libro Our Choice di Al Gore.
Il mio “segreto” per crescere e migliorare è emozionarmi quando qualcuno mi fa vedere qualcosa di nuovo, che non conosco, che non capisco, che non sono ancora riuscito a percepire. Ogni giorno mi sento così ignorante, e al tempo stesso così desideroso di capire, di scoprire, di andare avanti. E per questo rimango bambino. Forse è il segreto anche di Zio Filippo, prima o poi i nostri iPad si incroceranno nelle vie digitali, e glielo chiederò. Nel frattempo auguro a tutti di arrivare a 97 anni con questa voglia, con questa gioventù mentale, con questa voglia di non fermarsi mai.